Mese: dicembre 2017

Un giorno da Storyteller…

Oggi in Prima triennale abbiamo fatto un “esperimento”… Per insegnarci a utilizzare il passato remoto, a concordare i verbi e per sviluppare la nostra creatività, la prof. di Lettere ha portato in classe alcuni dadi su cui erano raffigurate immagini diverse (una mongolfiera, un gelato, un panino un gatto, un uccellino, un camper, un autobus ecc)… A turno abbiamo  tirato i dadi: a seconda delle immagini che vi erano sopra, ognuna di noi ha dovuto inventare una parte di storia… Ecco come sta andando per ora, inizia Lisa… Tieni presente che sembra facile, ma non lo è affatto!

Questi sono i dadi che abbiamo usato!
Questi sono i dadi che abbiamo usato!

Lisa: Daniel, la mattina del suo ventottesimo compleanno, si concesse di svegliarsi a mezzogiorno. Il sole bruciava l’asfalto e stare dentro al camper  era diventato insostenibile. Decise così di affacciarsi alla porta e dare un’occhiata in giro. Nei dintorni non c’era anima viva e si sentiva soltanto il frinire delle cicale nella calura estiva. Mentre scartava il suo gelato, si incamminò verso la vicina stazione dei treni come tutti i venerdì. Al termine della scala di marmo che conduceva alla stazione, vide una valigia abbandonata vicino ad una ringhiera. Dopo aver aspettato una buona mezz’ora, prese la valigia e si diresse verso un bar che stava all’isolato accanto, dove ordinò un caffè macchiato. Girò il caffè e lo mandò giù piuttosto velocemente bruciandosi la lingua. Si decise ad aprire la valigia e al suo interno trovò una serie di camicie hawaiane, un reggiseno di noci di cocco e una gonnellina di fili di paglia. In fondo alla valigia scorse un bigliettino con un numero di telefono e un nome di donna: Rosa. Sulla strada del ritorno, si fermò ad un Fast Food maleodorante.

Jessica: Daniel prese il telefono e chiamò questa misteriosa ragazza. Dall’altra parte del telefono si sentì una voce allegra e gentile. Le disse di aver trovato una valigia contenente il suo numero di telefono e si misero d’accordo per vedersi l’indomani mattina. La nottata fu lunga e il sonno agitato: alla mattina Daniel era in un bagno di sudore, si lavò, si vestì e si diede il profumo. Arrivò all’appuntamento in perfetto orario, ma di Rosa non c’era traccia, così si mise al tavolo e l’aspettò per circa un’ora. Stava perdendo le speranze quando a un tratto entrò nel locale un’affascinante ragazza dai capelli lunghi e rossi, occhi chiari, di statura piuttosto bassa e magrolina. Si intesero con una sguardo,  sedettero vicini e fecero colazione. Parlarono del più e del meno e Rosa gli disse che la settimana successiva sarebbe partita per le Hawaii. Quella sera Daniel, ripensando alla ragazza si rese conto che aveva suscitato il suo interesse, così le fece una telefonata chiedendole di uscire  il giorno dopo.

Rita: La mattina Daniel andò a prendere Rosa a casa sua con il motorino. Il suo viso sprizzava felicità da tutti i pori. Appena arrivò a casa della bellissima nuova amica, le disse che l’avrebbe portata alla fattoria a fare una passeggiata, lei accettò con grande entusiasmo. Lungo la strada si fermarono a prendere un caffè americano, scambiarono qualche parola e lui percepì che il suo interesse era intenso e ricambiato. Tutto a un tratto, Daniel tirò fuori dallo zaino un pacchetto regalo rosa shocking. Quando Rosa, piuttosto sorpresa, lo scartò, ci trovò dei bellissimi occhiali di Dolce&Gabbana, lo fissò negli occhi e gli disse: ”Veramente c’è un malinteso, io sono fidanzata!” BANG!!!. In quel mentre, scese da un Audi A3 nero fiammante, un bel ragazzo alto, moro e con bellissimi occhi azzurri  come il cielo. Si avvicinò a Rosa, le prese la mano e le disse: “Tesoro, hai finito?” dandole un bel bacio appassionato.

Greta:  Daniel sbiancò, e per l’imbarazzo decise di andarsene. Prese la macchina e tornò di corsa al suo camper. Sbattè la porta e si abbandonò sul letto con la testa ancora piena di pensieri. Rosa e il suo ragazzo, invece, restarono al bar perché Marco, il fidanzato, voleva mangiare un gelato. Nel profondo Rosa era dispiaciuta per quanto  successo: quel ragazzo si era preso una bella cotta per lei. Con un gesto rapido prese gli occhiali che lui le aveva regalato e se li mise, salutò frettolosamente Marco e scappò a prendere l’autobus.

Camilla: “Pronto, Daniel, sono io, Rosa. Credo di doverti delle scuse… Possiamo rivederci il prima possibile? Ti aspetto al fast food vicino al tuo camper”. Daniel dopo aver ascoltato il messaggio in segreteria, si mise gli occhiali da sole, prese la sua bicicletta e raggiunse il fioraio più vicino dove comprò una rosa screziata. Appena si videro, il cuore di entrambi batté all’impazzata, si strinsero in un abbraccio e Rosa gli chiese scusa in lacrime. Daniel con calma e pazienza la rassicurò dicendole che lui aveva frainteso e che non era accaduto nulla di grave. Le asciugò le lacrime: “Ti va di tornare alla fattoria?”. Il sorriso di lei bastò come risposta.

Elena : Gli animali scorrazzavano tranquilli e il profumo dell’estate inoltrata era ovunque nell’aria. Rosa e Daniel giocavano a rincorrersi, quando lui le prese la mano e poggiarono contro un tronco di un albero. Una fitta pioggerellina iniziò a bagnare le foglie degli alberi, che cominciarono a gocciolare sul viso della ragazza. Daniel la strinse in un dolce abbraccio e la baciò. A casa sua, Marco guardò l’orologio: Rosa era sparita già da due ore e non rispondeva ai messaggi. La gelosia mista a preoccupazione cominciò a segnargli il volto.

Alessia : La rabbia di Marco stava crescendo e anche il numero dei suoi messaggi per Rosa. Quando la ragazza vide il cellulare si sentì profondamente in colpa e corse da lui prendendo l’autobus. Sui sedili posteriori un movimento attirò la sua attenzione: si avvicinò per vedere meglio. Un batuffolo di pelo nero stava riposando tutto tranquillo. “Ciao, bel gattino! Cosa ci fai qui da solo?” Sporse dal fondo un musetto e due occhietti azzurri la fissarono. “Ciao, Rosa! Ti sto seguendo da un po’ di tempo… Rosa restò scioccata: non poteva crederci, il gatto le stava parlando! Chiacchierarono per tutto il viaggio, quando il gatto le disse che doveva prendere una decisione tra Daniel e Marco. Scesi dall’autobus, i due raggiunsero il bar vicino a casa di Marco per mangiare qualcosa. Marco vide quell’insolita coppia pranzare sotto casa sua e scese le scale di corsa. Dentro al bar, notò gli occhiali da sole nuovi fiammanti e le chiese da dove venissero. Rosa restò in silenzio. Daniel, che aveva preso il camper per cercarla dopo la sua fuga improvvisa, li vide attraverso la vetrata passando di lì.

TO BE CONTINUED…   🙂

Hai qualche suggerimento per la nostra storia? Seguici per sapere come andrà a finire e lascia un commento!

 

 

Operatore del benessere: sì o no?

Durante la lezione di Orientamento di oggi, noi di Prima Triennale abbiamo evidenziato e raccolto insieme alla Prof. Vivarelli le parole chiave che definiscono il mestiere dell’estetista e quello dell’acconciatore. Ognuna di noi ha espresso la sua opinione riguardo le caratteristiche fondamentali che un aspirante operatore del benessere dovrebbe possedere. In particolare, abbiamo cercato di capire cosa differenzia i due mestieri. In seguito, abbiamo creato in classe un WordCloud per ciascuno dei due sondaggi. Credi che queste professioni siano adatte a te? Lascia un commento!

wordcloud
Operatore del benessere: aspirante estetista. Ti riconosci in queste parole?

 

 

 

 

 

 

 

 

Operatore del benessere: aspirante acconciatore. Ti riconosci in queste parole?
Operatore del benessere: aspirante acconciatore. Ti riconosci in queste parole?

Comunicare per immagini: Guy Bourdin

Oggi in classe abbiamo osservato e analizzato alcune fotografie del famoso fotografo francese Guy Bourdin. Il gruppo di Kristiana ha scelto di ispirarsi a due sue fotografie per simulare la realizzazione della copertina di una rivista di moda, eccole:

http_i.huffpost.comgen2534344imagesn-GUY-BOURDIN-628x314 images

Con la supervisione di Tecla Ronzoni, Ilaria ha truccato Kristiana in laboratorio:

  1. Per prima cosa, Ilaria ha preparato il viso di Kristiana detergendo la pelle con latte e tonico;
  2. In seguito, ha definito la linea delle sopracciglia utilizzando una pinzetta apposita e le ha uniformate;
  3. Ha preparato la base, dapprima correggendo le imperfezioni con un tris di correttori e un pennello apposito, successivamente stendendo il fondotinta;
  4. Sulle sopracciglia, Ilaria ha applicato un ombretto dello stesso colore per riempire gli spazi vuoti;
  5. Sull’occhio ha steso ombretti viola, azzurro e giallo sfumati in modo da creare un effetto scenico;
  6. Senza definire l’occhio con matita o eyeliner, ha applicato un mascara nero abbondante su cui ha spolverato della cipria per volumizzare le ciglia;
  7. Infine, ha applicato nuovamente il mascara.
  8. Nel frattempo, Iris, Elvira e Asia hanno eseguito reciprocamente una manicure e hanno steso sulle loro mani tre smalti diversi: rosso, fucsia e porpora.Ecco i risultati!
Kristiana prima del make up
Kristiana prima del make up

 

Kristiana e le compagne Iris, Asia e Elvira in una fotografia ispirata all'immaginario di Guy Bourdin.
Kristiana e le compagne Iris, Asia e Elvira in una fotografia ispirata all’immaginario di Guy Bourdin.

Il racconto a scuola: l’Antica Grecia

Insieme all’insegnante di Lettere, la prima Triennale quest’anno ha scritto diversi racconti ispirati all’Antica Grecia. Leggi la storia inventata da Rita e lascia un commento!

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Il piano degli dei conquistatori

Tanto tempo fa, esistevano molti dei, ma tra quelli più temuti vi erano gli dei dell’Olimpo.
L’Olimpo era la sede dove tutti gli dei vivevano in pace tra loro; tra questi c’era Zeus, il padre degli dei, degli uomini della terra e re dell’Olimpo.
Zeus aveva una moglie, Era, la protettrice di tutte le donne.
Altri dei vivevano con loro: Atena, dea della conoscenza; Afrodite, dea della bellezza; Poseidone, dio del mare…
Ogni città della Grecia aveva il proprio dio protettore, un dio da venerare e pregare.
Un giorno, Era, la moglie di Zeus, disse a suo marito: ”Mio re, sulla terra stanno succedendo frequenti episodi di maremoto e questo va avanti da diverse settimane”.
Zeus, voltandosi verso di lei, rispose: “Chiama Poseidone e digli che devo parlare urgentemente con lui”.
Poche ore dopo Poseidone arrivò sull’Olimpo e disse a Zeus: “Dimmi mio re, c’è qualcosa che non va?”.
Zeus, guardandolo bene negli occhi, rispose: “Mio caro Poseidone, sapresti dirmi perché ultimamente, sulla terra, avvengono così di frequente turbolenze marine?”.
Poseidone, sorridendo e con voce arrogante, disse: “Perché è ora che io mi riprenda ciò che mi spetta”.
Gli altri dei rimasero sorpresi.
Così Zeus ordinò alle guardie di portare Poseidone in una cella molto sorvegliata.
Nemmeno il tempo di dirigerlo verso la cella, che lui scatenò un’immensa onda anomala che travolse tutti i presenti.
Poseidone intrappolò tutti congelando loro mani e gambe.
Lui, essendo il dio del mare, con i suoi poteri poteva alterare lo stato liquido e così, poteva anche congelare l’acqua.
D’altronde era uno degli dei più potenti e riusciva a controllare uno dei fondamentali elementi naturali.
Il dio del mare, voltandosi, disse: “Tu non vieni con me?”; a quel punto Ares si fece avanti e seguì Poseidone.

Ares era il dio della guerra, nonché figlio di Zeus ed Era.
Passarono i giorni e gli attacchi di maremoto si fecero sempre più frequenti.
Lo scopo di Poseidone era far accadere sulla terra una immensa inondazione.
Zeus decise di affrontare personalmente il problema.
Fece perlustrare la terra dalle sue guardie, dicendo loro: ”Trovate il nascondiglio di Poseidone, e appena lo trovate, fatemi sapere”.
Le guardie di Zeus scesero fra gli uomini e appena atterrarono videro un enorme castello di ghiaccio; quello era il punto dove tutti gli dei atterravano sulla terra e proprio lì, Poseidone decise di innalzare il suo castello.
Zeus lo venne a sapere e andò subito dal dio del mare.
Appena si videro, i loro sguardi si incrociarono e subito dopo due potenti attacchi si scatenarono causando un’onda d’urto gigantesca.
Il potente fulmine di Zeus si scontrò con la potente onda anomala di Poseidone. Tutto il terreno circostante era ormai bagnato da un’intensa onda elettrizzata.
I due continuarono a lanciarsi potenti attacchi con i loro immensi poteri; Zeus all’improvviso venne colpito alle spalle e voltandosi vide il volto di suo figlio Ares.
Deluso, decise di tornare sull’Olimpo.
Appena giunse a destinazione vide qualcuno che attirò la sua attenzione: era la bellissima Afrodite con una guardia. Con occhio ben attento e orecchio ben aperto, vide e sentì Afrodite prendere il controllo mentale della guardia; Afrodite ordinò di condurre da lei tutto l’esercito delle guardie.
Mentre quest’ultimo aspettava, Zeus entrò e disse: “Mia cara e sensuale Afrodite, prima che la mia rabbia si scateni su di te, hai qualcosa da dirmi?”. Afrodite spiegò i suoi piani per conquistare l’Olimpo e disse: “Caro re, sempre se così posso ancora chiamarti, è stato facile persuadere la mente di due dei tuoi migliori uomini, ossia, i tuoi figli Ares e Poseidone. Personalmente credevo che sarebbe stato molto più difficile mettere in atto il mio piano, ma con l’aiuto di quei due poveri ingenui, far cadere il tuo regno sotto al mio dominio sarà un gioco da ragazzi”.
Zeus rimase in silenzio a sentire tali parole.
In quel momento entrarono Ares e Poseidone.
Questi ultimi furono anche raggiunti dal resto delle guardie; Afrodite con molta facilità prese il controllo di quasi tutte loro e fu così che la battaglia ebbe inizio.
Lo scontro fu intenso e Zeus fu messo in grande difficoltà: vide cadere ai piedi di Afrodite, poco a poco, le poche guardie che lo stavano aiutando.
Il re dell’Olimpo, preso da una rabbia immensa, utilizzò tutte le sue poche forze rimanenti per creare un ultimo e potente attacco: generò un fulmine di proporzioni immense che a sua volta esplose in tanti altri fulmini, colpendo mortalmente Afrodite.
Quest’ultima cadde a terra, facendo così svanire il controllo mentale su tutte le persone che erano presenti.
Ares e Poseidone si guardarono intorno con aria molto stupita chiedendo spiegazioni dell’accaduto a Zeus.
Il padre degli dei spiegò tutto ciò che era successo.
I due caddero in ginocchio chiedendo perdono.
Zeus, con la calma di un vero dio, mise le sue mani sulle spalle dei due, silenziosamente annuì accettando le loro scuse, e andò via.
I giorni passarono e sulla terra le persone cercavano di ricostruire la parte più alta della Grecia.
Ritornò tutto alla tranquillità e l’incubo che inflisse Afrodite rimase solo una leggenda.