Mese: novembre 2016

Favola medievale

pisanello_011di Elena

Caro diario vecchio e malandato, oggi mi ritrovo qui in quella che si direbbe la mia stanza, con un letto di legno e paglia e qualche straccio sparso sul pavimento. Quanto mi piacerebbe vivere da nobile…farebbero tutto gli altri, vivrei in un castello bellissimo e indosserei tanti nuovi abiti. Ma ahimè, questa è la mia umile vita da sarta. Sento mia madre chiamarmi, mi dice che dobbiamo andare a vendere i vestiti che ho cucito ieri notte.  Scusa, caro diario, ora devo proprio andare.

Scendo le scale e trovo mia madre pronta per andare al mercato. “Coraggio, Elena, andiamo!”…”Sì, madre.” Rispondo sospirando. Dopo poco arriviamo in strada, esponiamo i vestiti e aspettiamo nuove persone. Ad un certo punto passa  una carrozza, dalla quale intravedo uno sguardo femminile. La carrozza si ferma tutto d’un tratto, quasi mi spavento; ne esce una giovane ragazza nobile. Alta, snella, con lunghi capelli dorati raccolti in una bellissima acconciatura. Indossa un vestito ampio con uno strascico lungo 2 metri color crema e ornato da pizzo color oro. Si avvicina lentamente a me con aria amichevole, e mi chiede sorridendo: “Quanto costano questi vestiti meravigliosi?” Io rispondo: “ 10 monete, signorina”. Le sorrido. Lei risponde “ Benissimo, allora ne prendo 5”. Preparo i vestiti, li piego e glieli do. La misteriosa ragazza mi paga. Poi se ne va, dopo aver salutato gentilmente. Torno al mio lavoro e vedo passare il figlio dell’imperatore, Nicolò, il quale era solito a passeggiare nel mercato nel tempo libero. Quanto è bello… Avevo preso una cotta per lui all’età di 10 anni e adesso all’età di 15 anni deve scegliere la sua sposa, se solo potesse scegliere me…Ma che dico! Come potrebbe un nobile innamorarsi di una come me. Mentre penso a tutto questo, Balto, il mio cane, scompare. Preoccupata lo cerco per tutto il mercato, dalle grandi vie a quelle più piccole e strette, e alla fine lo trovo. “Oh, mio Dio, è vicino al figlio dell’imperatore!  Preoccupata, lo richiamo e vado da lui. Nicolò mi sorride e mi dice: “Che bel cane, è tuo?” Io arrossisco e rispondo: “Ehm, sì”. Lui capisce subito che mi sento a disagio e forse per farmi intuire il suo interesse mi chiede come mi chiamo. Gli rispondo “Elena” e lui sorridendo mi dice: “Che bel nome, bella fanciulla” . Mi sento sprofondare e arrossisco. Lui mi guarda negli occhi e mi sorride dolcemente. Gli dico che si sta facendo tardi e che devo andare, mentre mi volto mi stringe un polso e mi dice: “Ricordati che sei una bellissima ragazza “. Mi bacia la mano e mi dice che gli avrebbe fatto piacere se fossi andata al ballo del castello che si sarebbe tenuto la sera dopo. Gli rispondo sorridendo che ci sarei andata. Ci salutiamo. Una volta nella mia stanza, mi butto sul letto felicissima e urlo di gioia. Poi la felicità sparisce e iniziano ad assalirmi le preoccupazioni riguardo l’abito che avrei dovuto indossare. Decido di cucirlo da sola. Esco e torno al mercato per comprare nuove stoffe. Visto che qualche ora prima la ragazza della carrozza mi aveva pagata abbondantemente potevo permettermi stoffe più pregiate, scelgo quella bianco crema e del pizzo bianco panna per la gonna ampia e sfarzosa. Lavoro duramente tutta la notte ma alla fine l’ho creato, il mio prototipo di abito è riuscito ed è bellissimo. Ha il corpetto con una scollatura semplice e una gonna ampia che finisce in uno strascico non troppo lungo. La gonna è anche ornata di pizzo bianco panna. Alla sera del fatidico giorno sono molto tesa e ansiosa ma anche felice e vado da mio fratello Brando. Aspetto che sia pronto e poi andiamo. All’entrata del castello vi sono guardie, le quali ci fanno passare dopo qualche minuto. Appena entrati rivedo la ragazza della carrozza, è ancora più bella del giorno prima. Decido di andarle a parlare e subito facciamo amicizia. Le presento mio fratello e lei arrossisce e rimane stupita come se lo conoscesse già. Allora sorrido e dico “ Vi lascio un po’ da soli così vi conoscete meglio.” E decido di andare a cercare Niccolò tra la folla. Sono nervosa, lo ammetto, ma ho tanta voglia di rivederlo. Eccolo lì che scende le lunghe scalinate del castello, mi vede e mi viene incontro. E’ bello come sempre, mi prende la mano, la bacia nuovamente e mi dice: “ Sei ancora più bella di ieri, principessa”. Io gli rispondo: “Grazie” e mi metto una ciocca di capelli dietro le orecchie. Lui non resiste e mi bacia sulla guancia. Lui sorride,mi prende per mano e mi porta a ballare. Mentre balliamo parliamo a lungo. Poi gli chiedo se avesse già scelto la sua sposa e lui risponde di sì. Il mio sorriso diviene triste, sto per svenire. Lui ride ed esclama: “ Non ti ho ancora detto chi sarà la mia sposa”  “ Chi sarebbe?” chiedo.  “ Tu!” Sento le farfalle nello stomaco, si avvicina a me e mi bacia dolcemente. Dopo un mese circa sia io che Ginevra ci sposiamo. Lei con mio fratello Brando ed io con il ragazzo che amavo sin da bambina, Niccolò.  Siamo andati tutti a vivere nel suo castello dove ancora oggi siamo vicini e contenti.

Beauty Icons: Marilyn Monroe

monroecirca1953 9501-74996-bunny-white-cream-miss-marilyn-monroe-swing-dress-102-51-16767-2-largeOggi l’insegnante di Inglese Federica Pudva ha raccontato in classe la storia di un’icona immortale del secolo scorso, Marilyn MonroeQui sotto troverete una scheda in inglese che approfondisce, con l’uso di termini tecnici, i dettagli relativi ai tratti caratteristici dell’aspetto, con suggerimenti per imitarne lo stile.

Buona lettura!

 

Marylin

 

Il quartiere

img-20161108-wa0003di Alessia Vaccarella

Un po’ di verde e del grigio, questo è quello che si trova nel mio quartiere, la Chiappa.
Aria di freschezza e profumo di pane, un quartiere abbastanza luminoso in estate, quando c’è il sole, molto cupo e grigio in inverno, autunno e nelle giornate più piovose. Come in ogni quartiere, puoi trovare persone di diverso tipo. Persone di una certa età, che amano la loro zona, la loro città, per tutte le ricchezze o le gioie che le rendono fiere di farne parte. Ogni mattina, anziani si svegliano per poi andare nei bar dei dintorni a consumare una sana colazione accompagnata da discorsi e a volte anche pettegolezzi, dandosi appuntamento, per continuare la loro chiacchierata mattutina facendo due passi,oppure organizzandosi per il pomeriggio. Bambini di tutte le età che girano per la Chiappa come se fosse un parcogiochi, piccoli pezzi del quadretto familiare che dipinge questo quartiere. Gruppetti di fantelli alla ricerca dell’avventura che purtroppo possono avere solo nei dintorni, che amano stare insieme o meglio fare lavoro di gruppo. Masse di ragazzi di una certa età, tra i 14 e i 24 anni, che si ritrovano nella “piazzetta”, luogo che per i  più grandi viene considerato di “culto”, o meglio ancora una
“casa”. Ogni singolo giovane della Chiappa è passato per quella piazza, quasi come se fosse un passaggio dell’adolescenza, obbligatorio.
Tutti i pomeriggi dalle 16-16.30 se non prima,  i ragazzi si ritrovano e stanno insieme fino all’ora di cena. La sera invece tra le 21-21.30, dopo cena, si vedono quelli più grandi, che dopo una giornata intera di lavoro si ritrovano per scambiare discorsi e per rilassarsi insieme, dedicando un po’ di tempo a se stessi. In teoria la piazzetta
comprende due gruppi diversi, che a volte sono uniti in un unico gruppone. Il gruppetto dei “piccoli” è formato da ragazzi che hanno iniziato ad uscire pochi anni fa, tra il 2012-2013, e quelli “grandi” che qui sono nati, si sono conosciuti e sono cresciuti insieme. Spesso e volentieri, quando la sera i ragazzi si ritrovano lì e sono in compagnia di altri  cresciuti nel nostro quartiere, subentrano altri gruppi, come quelli di Rebocco, Fossitermi e addirittura Migliarina. A tutti basta venire in quella piazza per non pensare ai problemi, ragazzi che in quella piazza hanno trovato il primo amore, quello che per alcuni può essere l’unico o quello vero, l’amicizia, quella vera, il significato di famiglia, di fratellanza, di cosa voglia dire “aiutarsi”o addirittura pararsi le spalle a vicenda. Fantelli che si sono voluti bene, odiati due secondi dopo, oppure persone che prima non si sopportavano, fare gioco di squadra e legare come veri e propri fratelli. Per molti quella piazza può essere solo un angolo di quartiere, il nulla più totale, ma per altri, parte della vita, infanzia, adolescenza come per me, magari il futuro per i piccoletti. Un tempo non c’era tranquillità, tutti erano scalmanati, euforici e anche pericolosi, ma crescendo abbiamo e soprattutto hanno, imparato che si matura e ci si dà una regolata, sia per se stessi che per il rispetto altrui. Proprio per questo noi della Chiappa definiamo il nostro quartiere una casa, una famiglia o un luogo di culto. Sono fiera del mio quartiere e della mia gente.