Le alunne della classe Prima Triennale si sono esercitate a creare un personaggio a partire da una lista di aggettivi ed espressioni utili per descrivere. Leggi alcuni esempi!
LA RAGAZZA DELLA FERMATA
di Elizabeth
ll suo sguardo era stanco. Dopotutto erano le sette del mattino… Era lì come ogni giorno, alla fermata, e guardava il vuoto con i suoi occhi chiari e grandi. I suoi lineamenti erano regolari, ma l’armonia del viso era interrotta dal naso lievemente adunco. Faceva freddo e lei tremava delicatamente, mentre la sua pelle chiara e secca diventava livida.
Mi misi vicino a lei, per guardarla meglio. I miei occhi si soffermarono sui suoi lunghi capelli neri. Avrei desiderato toccarli.
A un tratto voltò la testa e i nostri sguardi si incrociarono, mi fece un lieve sorriso con le sue labbra sottili.
Arrivò l’autobus, il suo corpo esile e delicato cominciò a muoversi, tolse le cuffie, il suo sguardo mutò, da stanco si trasformò in attento e si mise a cercare un posto dove sedere.
L’autobus ripartì e già speravo che fosse il giorno dopo per rivederla.
MARTA
di Elena
Un giorno Marta si alzò con il suo solito malumore e con la sua tipica goffaggine. Quel giorno non trascorse sereno. Andò in camera per vestirsi, ma non trovò niente che le stesse bene a causa della sua altezza eccessiva, che in passato le aveva causato diversi momenti di inadeguatezza. Nonostante questo, prese le prime cose che trovò e scese in spiaggia. Appena arrivata, si mise il costume e andò a fare il bagno. Dopo poco, tornò con le lacrime agli occhi a causa di un dolore al braccio. A guardare quegli occhi mi si congelava il cuore, ma mi facevano anche tenerezza, grandi e di un azzurro molto intenso. Aspettò qualche minuto e andò in ospedale per farsi controllare il braccio, che nel frattempo si era gonfiato. Quella sera partì con i suoi capelli lunghi e biondi ancora bagnati, il naso a patata rosso come le gote. Prima di andarsene mi salutò tristemente con un delicato sorriso. Dopo quel giorno non la vidi più, ma conservai quell’immagine nel mio cuore.
LA RAGAZZA DEL MARE
Di Gaia M.
Era l’estate della mia prima media quando la vidi quel giorno a Portovenere. Tramite conoscenze comuni la incontrai, alta, pelle chiara. Aveva uno sguardo luminoso e vivace, con quegli occhi verde smeraldo che ti ipnotizzavano .
Aveva un sorriso a 32 denti, con labbra rosee.
Pensai subito quanto fosse bella e che sarei andata d’accordo con lei, infatti fu così; aveva un carattere forte e deciso, ti avrebbe dato il mondo senza aver chiesto niente in cambio, era ostinata ma allo stesso tempo insicura, era un vero e proprio caos.
Mi ricordo di un giorno in cui andammo al mare e la vidi spenta, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, non parlava e non aveva alcun tipo di espressione in viso, sembrava persa. Ricordo che a vederla così mi si strinse il cuore.
Cercavo in tutti i modi di tirarla su, mi spensi un po’ anch’io perché è sempre stata un esempio per me.
Da quattro anni a questa parte è una delle mie più care amiche, ringrazio quel giorno perché senza di lei sarebbe tutto diverso.
UNA PERSONA BELLISSIMA
di Gaia C.
Mio nonno era davvero una persona bellissima, anzi è una persona bellissima perché secondo me anche da lassù continua ad aiutare tutti, compresa me, perché lui è il mio angelo .
Io amo tutti i miei nonni, ma lui è diverso, si è ammalato presto di alzheimer, quando io ero molto piccola.
Dopo qualche anno è rimasto infermo a letto, anche se lui non parlava io gli raccontavo sempre tutto.
I miei genitori tuttora mi continuano a parlare di lui e di quello che faceva da giovane.
Aveva la pelle olivastra, lo sguardo luminoso, robusto, gentile, forte e altruista.
Era appassionato di musica, faceva concerti dove cantava e suonava, era davvero bravo. Ricordo che a scuola quando mi chiedevano chi era il mio cantante preferito io rispondevo mio nonno.
Proprio l’altra sera mio papà mi ha raccontato che un giorno mio nonno era al mare e a un tratto una ragazza stava annegando. Mio nonno si è subito buttato in mare e l’ha salvata.
Due anni fa ero a cena a casa di mia nonna, dopo mezz’oretta mi stavo preparando per andare a casa. Come sempre sono andata in camera di mio nonno per salutarlo e mi sono accorta che respirava male e ho subito chiesto a mio papà se potevo fermarmi a dormire lì, ma lui per farmi stare tranquilla mi disse: “Sarà solo un semplice male alla gola”. Andiamo a casa, vado a dormire, mi sveglio di scatto alle cinque dopo aver
sentito chiudere la porta e ho subito capito che era successo qualcosa, infatti aveva
chiamato mia nonna dicendo che era peggiorato.
Al pomeriggio arrivò il dottore e ci disse che lui poteva andare avanti così, a lottare contro la morte anche per mesi perché aveva il cuore forte. Verso le sette di sera mia nonna uscì dalla stanza, lui chiuse gli occhi e si lasciò andare.