Insieme all’insegnante di Lettere, la prima Triennale quest’anno ha scritto diversi racconti ispirati all’Antica Grecia. Leggi la storia inventata da Rita e lascia un commento!

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Il piano degli dei conquistatori

Tanto tempo fa, esistevano molti dei, ma tra quelli più temuti vi erano gli dei dell’Olimpo.
L’Olimpo era la sede dove tutti gli dei vivevano in pace tra loro; tra questi c’era Zeus, il padre degli dei, degli uomini della terra e re dell’Olimpo.
Zeus aveva una moglie, Era, la protettrice di tutte le donne.
Altri dei vivevano con loro: Atena, dea della conoscenza; Afrodite, dea della bellezza; Poseidone, dio del mare…
Ogni città della Grecia aveva il proprio dio protettore, un dio da venerare e pregare.
Un giorno, Era, la moglie di Zeus, disse a suo marito: ”Mio re, sulla terra stanno succedendo frequenti episodi di maremoto e questo va avanti da diverse settimane”.
Zeus, voltandosi verso di lei, rispose: “Chiama Poseidone e digli che devo parlare urgentemente con lui”.
Poche ore dopo Poseidone arrivò sull’Olimpo e disse a Zeus: “Dimmi mio re, c’è qualcosa che non va?”.
Zeus, guardandolo bene negli occhi, rispose: “Mio caro Poseidone, sapresti dirmi perché ultimamente, sulla terra, avvengono così di frequente turbolenze marine?”.
Poseidone, sorridendo e con voce arrogante, disse: “Perché è ora che io mi riprenda ciò che mi spetta”.
Gli altri dei rimasero sorpresi.
Così Zeus ordinò alle guardie di portare Poseidone in una cella molto sorvegliata.
Nemmeno il tempo di dirigerlo verso la cella, che lui scatenò un’immensa onda anomala che travolse tutti i presenti.
Poseidone intrappolò tutti congelando loro mani e gambe.
Lui, essendo il dio del mare, con i suoi poteri poteva alterare lo stato liquido e così, poteva anche congelare l’acqua.
D’altronde era uno degli dei più potenti e riusciva a controllare uno dei fondamentali elementi naturali.
Il dio del mare, voltandosi, disse: “Tu non vieni con me?”; a quel punto Ares si fece avanti e seguì Poseidone.

Ares era il dio della guerra, nonché figlio di Zeus ed Era.
Passarono i giorni e gli attacchi di maremoto si fecero sempre più frequenti.
Lo scopo di Poseidone era far accadere sulla terra una immensa inondazione.
Zeus decise di affrontare personalmente il problema.
Fece perlustrare la terra dalle sue guardie, dicendo loro: ”Trovate il nascondiglio di Poseidone, e appena lo trovate, fatemi sapere”.
Le guardie di Zeus scesero fra gli uomini e appena atterrarono videro un enorme castello di ghiaccio; quello era il punto dove tutti gli dei atterravano sulla terra e proprio lì, Poseidone decise di innalzare il suo castello.
Zeus lo venne a sapere e andò subito dal dio del mare.
Appena si videro, i loro sguardi si incrociarono e subito dopo due potenti attacchi si scatenarono causando un’onda d’urto gigantesca.
Il potente fulmine di Zeus si scontrò con la potente onda anomala di Poseidone. Tutto il terreno circostante era ormai bagnato da un’intensa onda elettrizzata.
I due continuarono a lanciarsi potenti attacchi con i loro immensi poteri; Zeus all’improvviso venne colpito alle spalle e voltandosi vide il volto di suo figlio Ares.
Deluso, decise di tornare sull’Olimpo.
Appena giunse a destinazione vide qualcuno che attirò la sua attenzione: era la bellissima Afrodite con una guardia. Con occhio ben attento e orecchio ben aperto, vide e sentì Afrodite prendere il controllo mentale della guardia; Afrodite ordinò di condurre da lei tutto l’esercito delle guardie.
Mentre quest’ultimo aspettava, Zeus entrò e disse: “Mia cara e sensuale Afrodite, prima che la mia rabbia si scateni su di te, hai qualcosa da dirmi?”. Afrodite spiegò i suoi piani per conquistare l’Olimpo e disse: “Caro re, sempre se così posso ancora chiamarti, è stato facile persuadere la mente di due dei tuoi migliori uomini, ossia, i tuoi figli Ares e Poseidone. Personalmente credevo che sarebbe stato molto più difficile mettere in atto il mio piano, ma con l’aiuto di quei due poveri ingenui, far cadere il tuo regno sotto al mio dominio sarà un gioco da ragazzi”.
Zeus rimase in silenzio a sentire tali parole.
In quel momento entrarono Ares e Poseidone.
Questi ultimi furono anche raggiunti dal resto delle guardie; Afrodite con molta facilità prese il controllo di quasi tutte loro e fu così che la battaglia ebbe inizio.
Lo scontro fu intenso e Zeus fu messo in grande difficoltà: vide cadere ai piedi di Afrodite, poco a poco, le poche guardie che lo stavano aiutando.
Il re dell’Olimpo, preso da una rabbia immensa, utilizzò tutte le sue poche forze rimanenti per creare un ultimo e potente attacco: generò un fulmine di proporzioni immense che a sua volta esplose in tanti altri fulmini, colpendo mortalmente Afrodite.
Quest’ultima cadde a terra, facendo così svanire il controllo mentale su tutte le persone che erano presenti.
Ares e Poseidone si guardarono intorno con aria molto stupita chiedendo spiegazioni dell’accaduto a Zeus.
Il padre degli dei spiegò tutto ciò che era successo.
I due caddero in ginocchio chiedendo perdono.
Zeus, con la calma di un vero dio, mise le sue mani sulle spalle dei due, silenziosamente annuì accettando le loro scuse, e andò via.
I giorni passarono e sulla terra le persone cercavano di ricostruire la parte più alta della Grecia.
Ritornò tutto alla tranquillità e l’incubo che inflisse Afrodite rimase solo una leggenda.